Tale of Pompei: …e i suoi quartieri a luci rosse

Pompei la storia delle lupare

Tra chiome rosse, ululati e “menù” incisi sulle mura

Quando si parla di quartieri a luci rosse il primo posto che normalmente viene in mente è Amsterdam. Ma sapete che i quartieri a luci rosse hanno una storia ben più lunga? Hanno sapore di mare, di lunghe navigazioni, di arrivi in nuovi porti e di…folte chiome rosse! E sapevate che Pompei originariamente era un porto di grande importanza da un punto di vista commerciale? Bene, se tutto ciò vi incuriosisce almeno un po’, venite con me alla scoperta di Pompei, tra avanguardia e un pizzico di erotismo! 

L’immersione negli scavi archeologici di Pompei

È un caldo – ma non troppo – giorno di inizio Settembre, sono alla scoperta degli scavi archeologici di Pompei. Ho sempre sognato di visitare questo posto, intatto nel tempo, bloccato a quel lontano (probabilmente) 24 Ottobre del 79 D.C.. La furia della natura capace di distruggere, ma allo stesso tempo preservare le cose. Le case, le strade, i dipinti sulle pareti, i manifesti elettorali, i vasi, i marmi, tutto è conservato in maniera perfetta. Mi perdo tra le vie fantasticando, navigando tra strisce pedonali rialzate a causa del non proprio funzionale sistema fognario e fontane che all’epoca fungevano da punti d’incontro – una sorta di Google Maps per i Pompeiani e i marinai in visita. 

“Ci si vede alla Fontana della dea della Concordia, casa mia è la prima sulla destra”. Immagino più o meno cosi’ le indicazioni per determinare un punto d’incontro.

Gianluca è la nostra guida ufficiale, due ore e poco più di tour, o meglio di full immersion in questo meraviglioso scavo archeologico. Ci trasmette tutta la sua passione mentre ci racconta storie sulla quotidianità dei Pompeiani. Ci spiega come vivevano, cosa bevevano e anche come funzionavano i “bagni pubblici” (letteralmente le strade di Pompei), da cui deriva la tuttora valida usanza per le donne di andare in bagno due per volta, una lo scudo dell’altra. D’un tratto Gianluca si ferma, si accerta che non ci sia nessuno che possa scandalizzarsi e ci da il benvenuto nel quartiere a luci rosse di Pompei!

Fallo alato, simbolo di ricchezza, abbondanza e prosperità

Il Lupanare e i quartieri a luci rosse di Pompei

Il quartiere si trovava in una zona “bene” di Pompei, i migliori clienti erano i marinai o mercenari in transito in città. Come accennato all’inizio, prima dell’eruzione e del ritiro delle acque, Pompei era una città portuale di spicco. Data la posizione del quartiere, era necessario fare del “marketing” per richiamare l’attenzione di potenziali interessati. Da qui alcuni degli stratagemmi adottati dai proprietari dei primi bordelli della storia:

  1. Una donna era disposta all’angolo dell’entrata principale del quartiere per richiamare i passanti. Doveva fare ben attenzione però a non superare la soglia perché altrimenti avrebbe rischiato di essere catturata e potenzialmente uccisa.
  2. La sola immagine non bastava e i Pompeiani lo sapevano bene. Ecco perché la donna emetteva suoni, o meglio ululati per richiamare l’attenzione. L’ululato era un un po’ come il canto delle sirene (abbiamo parlato tanto di sirene e dei loro richiami – vedi la storia del Merletto, la leggenda di Skuma o quella di Pizzomunno).
  3. Ma come fare per creare un effetto ancora più accattivante di notte? Le donne cospargevano la loro folta chioma con la famosa polvere rossa di Pompei e di notte brillavano nel buio grazie al riflesso delle lampade ad olio, ravvivando i muri di un vivido color rosso. Da qui la definizione dei “quartieri a luci rosse” che resta quanto mai valida tutt’oggi.
  4. Infine, i Pompeiani sapevano dell’importanza della navigazione all’interno della città, per cui incisero falli sul basolato e sulle facciate delle case ad indicare il bordello più vicino. C’era chiaramente anche una fontana nei dintorni ad indicare la retta via!

Ma le operazioni di marketing non finivano qui! Una volta catturata l’attenzione dei passanti più o meno consapevoli, c’erano veri e propri menù incisi all’ingresso di ogni bordello, con i costi per prestazione. 

Uno degli edifici più famosi è il Lupanare, costruito su due piani. Al piano terra c’erano 5 stanze, ognuna con un letto in muratura e contraddistinta da un dipinto a carattere erotico sistemato sulla porta ad indicare il servizio a cui si accedeva in quella stanza. Era una sorta di drive-in dell’epoca, non c’era tempo per sostare e rilassarsi, una volta completato il lavoro, l’ospite doveva lasciare la stanza. Al piano superiore, invece, non c’erano limiti di tempo e le stanze erano riservate ad una clientela di rango più elevato. 

Che dire, decisamente un popolo all’avanguardia, ma non solo per il lupanare la cui influenza è visibile ad oggi, ma anche per le abitazioni, le tecniche di costruzione antisismiche, i sistemi di acustica, la pubblicità, l’acquedotto, la viabilità stradale e molto altro. E tu ci sei stato/a a Pompei? Cosa ti ha colpito maggiormente? Facciamo due chiacchiere! 🙂