La mia avventura a Brindisi fra storie e tradizioni
Arrivo a Brindisi in una mattina di maggio. Appena uscita dall’aeroporto un sole caldo e una leggera brezza mi accolgono. Prendo velocemente le valigie e mi fiondo sul primo autobus urbano direzione “Centro”. In una manciata di minuti arrivo a destinazione – l’aeroporto dista solo 5 Km dalla città, una vera comodità per noi turisti.
Percorro il centro a piedi fino a raggiungere il lungomare Regina Margherita e un panorama mozzafiato mi si presenta davanti agli occhi. Il porto, i gabbiani, il rumore delle onde che sbattono contro le imbarcazioni ormeggiate… insomma, il posto perfetto per rilassarsi e godersi una bella giornata primaverile. È ancora mattina e la banchina è un via vai di pescatori che lavorano vicino le loro barche, i cosiddetti “schifarieddi” -le imbarcazioni da pesca tipiche del posto. Decido di avvicinarmi ad una di queste per vederla meglio. Qui, piegato sulla ginocchia incontro Nanuccio, un anziano pescatore con il volto segnato dai segni del sole e del vento, che, vedendomi incuriosita dalle sue attività, inizia a parlarmi della sua storia, di come ha iniziato a fare quel lavoro da bambino e di quando, insieme al padre, si svegliava all’alba per imbarcarsi sul loro peschereccio.
Vedendomi completamente catturata dalle sue storie, Nanuccio, mi invita a fare un giro del porto a bordo del suo schifarieddu, ovviamente non posso farmi scappare un’occasione del genere e accetto l’invito. Ed eccomi seduta su questa piccola barca con il vento tra i capelli e il sole che accarezza il mio volto e chi mi schioda più!
Parlo con Nanuccio della città, delle sue tradizioni e dei suoi piatti tipici e Nanuccio mi dice che proprio oggi, sua moglie Tetta, gli sta preparando la “Taiedda”, meglio conosciuto come “riso patate e cozze”. Mi dice che se voglio posso restare a pranzo da loro così la moglie può spiegarmi la storia del piatto e come prepararlo.
Ad un tratto vengo distratta da una struttura in lontananza che ha tutta l’aria di essere un castello. Chiedo al pescatore cos’è quella struttura e lui mi dice che quello è il Castello Alfonsino, detto anche Castello a Mare (a Brindisi vi è anche un castello di Terra, Castello Svevo). Mi spiega che inizialmente era un’abbazia benedettina e che nel 1485 fu trasformata dal Duca di Calabria Alfonso d’Aragona in castello, e da lì assunse il nome di Castello Aragonese o Alfonsino. Ci avviciniamo ed entriamo all’interno della fortezza attraverso un archivolto. Nanuccio, prende la palla al balzo e continuando con la sua caratteristica parlantina mi racconta la storia del Prode Cavaliere e della Principessa, conosciuta anche come l’Aquila d’oro.
La Leggenda del Cavaliere e della Principessa
Mi metto comoda sulla barchetta ed osservo il castello dall’interno (sì perché il castello al suo interno ha un piccolissimo porticciolo per ospitare la imbarcazioni esterne) mentre Nanuccio prosegue con la storia. Mi dice che ai tempi della dominazione spagnola, a Brindisi, viveva un ricco signore Don Alfonso che decise che era giunta l’ora di trovare marito per la sua unica figlia, la principessa di Brindisi, una ragazza bella come il sole. Ovviamente suo padre voleva darla in sposa a un cavaliere valoroso, forte ed intelligente e per fare la scelta giusta escogitò un piano. Aprì una competizione nella quale si sarebbero sfidati i pretendenti della Principessa, vennero preparate 13 stanze in un’ala nascosta del Castello in cui sarebbero state ospitate 12 damigelle, tutte coetanee della figlia, e quest’ultima avrebbe alloggiato nella tredicesima stanza indossando un abito simile a quello delle altre in modo tale da confondersi.
I pretendenti avrebbero dovuto indovinare sia chi fosse la Principessa ma anche dove fosse nascosta.
Passarono così diverse settimane e poi mesi ma per gli aspiranti fu impossibile individuare il nascondiglio. Fu allora che un Cavaliere arrivato dall’Oriente elaborò uno stratagemma e si recò dal più bravo orafo della città chiedendogli di costruire una grande aquila d’oro, vuota all’interno.
Il Cavaliere si nascose all’interno dell’aquila e l’orafo fece in modo di far giungere a Don Alfonso la voce che era stata costruito un gioiello rarissimo. Il signore decise allora che sarebbe stato un regalo per le nozze della figlia, ma prima di acquistarlo volle prima mostrarlo alla fanciulla e solo se ella lo avesse accettato come dono di nozze lo avrebbe acquistato. Quella scultura fu portata davanti alla Principessa che ne rimase esterrefatta tanto da volerla tenere nella sua stanza, fu allora durante la notte che il prode cavaliere venne fuori dal nascondiglio e con fare delicato, per non spaventarla, si inchinò per presentarsi. Fu colpo di fulmine, i due s’innamorano a prima vista e dopo aver dimostrato a Don Alfonso chi fosse la Principessa tra le 13 damigelle giunsero a nozze e, come si dice in questi casi e vissero felici e contenti!
Nanuccio mi racconta questa bellissima storia d’amore, mi mostra il resto del castello e poi con la maestria che solo i pescatori esperti hanno, direziona la barca per tornare indietro. Inizio ad avere una leggera fame e la mente non può fare altro che immaginare la Taiedda preparata da Tetta (questa è un’altra storia che vi racconterò).
Questa volta però non torniamo sulla stessa banchina del centro dalla quale siamo partiti, ma su un’altra, di fronte, poco più lontano che si chiama Villaggio Pescatori, un piccolo villaggio nel quartiere Casale costruito negli anni ’30 del 900, per ospitare i pescatori e le loro famiglie sfrattati dal vecchio quartiere “Sciabiche” ritenuto fatiscente e decadente e che per questo fu demolito.
Arriviamo a casa di Nanuccio che mi presenta alla moglie come “forestiera”. Tetta sembra molto felice di conoscermi. Mangiamo e mi racconta la storia e la ricetta della Taiedda un piatto tipico pugliese a base di riso, patate e cozze. Parliamo (e mangiamo) davvero tanto. Sembra quasi che io sia una di famiglia più che un’ospite!
Il tempo passa fra una chiacchiera e l’altra.
Arriva il momento di decidere dove trascorrere la nottata e Nanuccio e Tetta mi consigliano un posto gestito dai figli dei loro “cumpari”, nel pieno centro storico della città, una struttura chiamata “B&B Mare Nostrum”. Prendo la motobarca, un piccolo traghetto, che fa la spola tra il centro storico e il quartiere Casale, dove appunto si trova anche il Villaggio Pescatori. Quando arrivo in centro mi dirigo verso il B&B, attraversando queste particolari “viuzze” dove ancora ci sono le tipiche abitazioni con le volte “a stella”. Arrivo al B&B dove conosco i ragazzi che lo gestiscono, persone ospitali e cortesi con tanta voglia di promuovere la loro città.
Dopo una splendida giornata trascorsa in mare, in barba a tutti i miei piani, è ora di riposare un po’ e di pensare alla prossima avventura!
Se anche tu hai storie sulla tua città o su posti che hai visitato scrivimi qui!
Suggerimenti di viaggio
Brindisi ha la tipica temperatura mediterranea, vi consiglio di visitarla nei mesi da Aprile a Novembre.
Girate il centro storico a piedi, sarà un susseguirsi di viuzze, chiese di varie epoche, palazzi storici, musei e scorci sul mare.
Fermatevi a vedere, tra le tante attrazioni, il Duomo, gli scavi archeologici situati sotto il Teatro Verdi e il tempietto di San Giovanni al Sepolcro.
Fate un pit stop in uno dei bar situati sul lungomare al tramonto e gustatevi una buona tazzina di caffè corretto al latte di mandorla e un rustico.
Se volete conoscere il vero spirito della tradizione brindisina andate a Settembre, nel primo weekend del mese, si tiene la festa dei santi patroni della città San Teodoro d’Amasea e San Lorenzo da Brindisi, la particolarità di questa festa è la tipica processione a mare durante la quale le statue e le reliquie dei santi vengono portate per mare su un natante partendo dal Castello Aragonese e percorrono poi, insieme alle altre barche che si uniscono alla processione, tutto il porto interno fino alle banchine centrali. Alla fine della processione ha inizio un affascinante spettacolo pirotecnico sul porto, fidatevi, sarà un momento molto suggestivo!
Quando avrete finito di visitare la città, concedetevi un bagno nell’acqua cristallina della Riserva naturale di Torre Guaceto che vi sorprenderà con il suo unico ecosistema terrestre e marino.