Tale of Bari: la cap du Turche

Bari e la leggenda della capu du turche

Un grazie a Dettagli di Bari per averci fornito l’immagine

Quando per non perdere la faccia, si rimette la testa!

Vi è mai capitato che per orgoglio vi siate trovati in situazioni assurde, ma così assurde, da mettere a rischio la vostra stessa salute? A Mufarrag, un tempo dominatore di Bari, sì. E fu così tanta la sua testardaggine che “per non perdere la faccia, ci rimise la testa!”.

Oggi vi racconterò la storia de “La Cap du Turche”, una delle leggende popolari più conosciute nella città di Bari

A farmi conoscere questa storia è stato Domenico che, come me, ama scoprire e condividere le storie. D’altronde la condivisione, il passaparola, è ciò che ha permesso alle leggende arrivare vive fino a noi, quindi “Viva la condivisione!”.

Ma torniamo alla nostra storia o meglio, alla storia del Turco.

La Leggenda de La cap du Turche

Intorno all’anno 840, Bari subì la dominazione araba che durò circa 30 anni. Durante questo periodo la città venne dominata da diversi emiri, tra cui Mufarrag, un emiro che voleva imporre la religione araba al popolo barese. 

Come potete immaginare, il popolo si dimostrò riluttante al volere del dominatore. La religione cristiana era già molto radicata e non era semplice sostituirla, neanche per un dominatore testardo come Mufarrag.

Ma il fiero emiro si dimostrò sempre più determinato. Iniziò a modificare a piacimento alcuni dei palazzi antichi della città per introdurre al popolo alcuni tratti della cultura araba. 

Ogni passo che Mufarrag compiva per avvicinarsi alla religione araba, lo allontanava dal popolo barese.

Per non perdere completamente la fiducia del popolo (anche perché questo poteva portare a rancori e rivolte) doveva trovare il modo di conquistarli. Allora ebbe un’idea. Doveva dimostrar loro che le credenze sulle quali si basava la loro religione altro non erano che una menzogna.  Che non esisteva nulla di quanto professato. 

Decise allora di dimostrare l’inconsistenza della fede cristiana misurandosi in un evento conosciuto a tutti i baresi: sfidare le befane. 

La notte del 5 gennaio tutti i cittadini aspettavano chiusi in casa l’arrivo di due befane, una buona e generosa e l’altra cattiva e perfida. Se la prima portava gioia e doni ai bambini, la seconda sgozzava i malcapitati e segnava le porte delle famiglie sventurate.

Quale migliore occasione per confutare una delle più importanti credenze cristiane?

Così la notte del 5 gennaio l’emiro, armatosi di scimitarra e corazza, decise di sfidare pubblicamente “Befanì della morte”, la befana crudele.

Quella notte Mufarrag incontrò Befanì ma non potè fare nulla per evitare l’atroce destino. Befanì scagliò contro di lui un colpo così forte e letale che l’emiro non ebbe nemmeno il tempo di reagire. Venne sgozzato all’istante.

Il giorno dopo, ritrovata la testa del tiranno, il popolo barese festeggiò la liberazione e appese, come monito, la testa del sovrano su un’architrave di quella, che oggi, è nominata via Quercia.

Il tempo passava e il clima di festa e libertà aveva lasciato il posto ad un senso di inquietudine e insicurezza. Ben presto gli abitanti decisero di demolire lo stabile in cui vi era la testa del turco per scongiurare mali e maledizioni. Così successe. Il palazzo si sbriciolò su se stesso.

Da quel momento in poi il quartiere ritrovò la pace e la serenità.

Molti anni dopo, sempre in quella via, una nonnina, in una calda notte d’estate, vide un ragazzo aggirarsi per le vie del quartiere col suo carro. Quando si avvicinò riconobbe il viso del ragazzo: era il turco! Era lì per rivendicare la sua posizione mettendo la sua testa sul muro. Così da quel momento in poi, in via Quercia, è possibile ammirare la testa del turco beffardo “che per non perdere la faccia, ci rimise la testa!”.

E tu conosci storie del genere? Se vuoi condividerle con me ti aspetto qui!

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